Donne, scienze e potere. Una presenza negata
Università degli Studi di Salerno
16 e 17 Novembre 2022
A circa un secolo dalle prime conquiste nella tutela dei diritti delle donne e dal conseguimento del diritto all’istruzione, al voto e all’accesso alle libere professioni (1919) e dal seguente superamento della differenziazione dei ruoli legata alla differenza biologica tra i sessi, si ripropone la necessità di una critica diffusa alla subordinazione delle donne nelle famiglie e nella società.
Una società emancipata e civile deve essere improntata a una uguaglianza di diritti che esalti e tuteli le differenze e le eterogeneità, le autonomie del linguaggio e dei tempi, senza omologarle, garantendo questo come base per ogni trasformazione di natura sociale e culturale, dunque anche normativa, sviluppando ogni spazio di reciprocità in un universo che sul piano pubblico e privato non esita a utilizzare violenze concrete e simboliche per ‘parlare’ solo maschile, annullando e tacitando voci e identità altre.
Sul piano generale si ripropone la riconferma del quinto obiettivo dell’Agenda 2030 ONU tesa al raggiungimento della parità di genere tramite azioni generalizzate e sintetizzate nella lotta alla violenza sulle donne, nella possibilità per le donne di raggiungere posizioni apicali nel mondo lavorativo e nella politica, e nell’adozione della prospettiva di genere in tutti i provvedimenti normativi. È un obiettivo di complessa acquisizione sociale e culturale che richiede strategie implementative adeguate e storicamente articolate.
Su queste basi, sommariamente enunciate, il convegno intende riproporsi domande e provare a dare risposte sul reale radicamento dei diritti, sulla garanzia della loro efficacia e sui risultati di potere e governo ancora insufficienti nonostante l’aumento, contraddittoriamente costante, della presenza femminile nei luoghi delle competenze, della formazione e del lavoro. È un quesito del mondo femminile che forse va posto anche allo stesso mondo femminile.
Nella insufficienza relazionale di potere che viviamo c’è forse anche un enorme problema di memoria e di rapporto tra le generazioni al quale non si è saputo rispondere? C’è forse un fraintendimento sui caratteri e sugli effetti della conciliazione e del suo rapporto con la modernizzazione? C’è forse troppo spesso la sensazione illusoria che la conquista di diritti individuali possa, in quanto tale, corrispondere a una generalizzazione del rinnovamento sociale? O troppo spesso, per timore degli stigma lanciati da ogni status quo a ogni processo di trasformazione, si finisce per accettare la propria condizione sacrificando emozioni e innovazione, consapevolezze e libertà individuali?
Il convegno, mettendo a confronto scienziate e scienziati, nazionali e internazionali, sui temi inerenti politica, lavoro e conciliazione, istruzione, formazione, tempi e spazi dell’abitare in un’ottica di parità e di spiegazione dei ritardi in questa direzione, intende riproporre una discussione anzitutto e non solo sui temi appena delineati, in un linguaggio che le scienze, forse più di altri ‘luoghi’, possono rilanciare nel nome della parità di genere e del contrasto a ogni tradizione e persistenza monosessuale.
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